Potrà forse accadere che, una volta trovato il vaccino, tutto torni come prima. Ne dubito: anche se l’emergenza sarà superata, il trauma sociale non verrà dimenticato tanto velocemente. Tutte le cose si dimenticano, ma ci vuole tempo. Anche nell’Italia del Dopoguerra, a cui spesso ci si paragona, le memorie della miseria e delle distruzioni rimasero ben vive e agirono come un potente fattore di cambiamento.
L’idea di vulnerabilità che il Virus ci ha trasmesso, il fatto che qualcosa di simile possa ritornare in forze, incentiverà forme di organizzazione sociale e imprenditoriale diverse dal passato, che potrebbero premiare proprio le piccole e piccolissime imprese.
Meno globalizzazione e più produzioni locali, meno grandi alberghi e più Bed&Breakfast, meno grandi eventi e più evento su piccola scala, meno spiagge affollate e più turismo esperienziale, meno turismo di massa e più turismo dei piccoli borghi, meno supermercati e più negozi specializzati, meno grandi palestre supermeccanizzate e più attività fisica in piccoli gruppi e all’aria aperte, meno automobili e più biciclette, meno grandi case di riposo e più servizi a domicilio.
Inoltre, più consegne a domicilio (si spera non gestite da multinazionali, ma da operatori locali), più Internet (ma chi userà ancora l’aggettivo “virale”?), più tecnologie a distanza (per la formazione, la consulenza e le riunioni aziendali), più convivialità in locali non massificati.
Oltre che un boom dei servizi di “sanificazione”.
Attività con una minore densità di clienti e di lavoratori. Forse una vera e propria rivincita del “Piccolo è bello”.