Seppure lentamente, anche le banche italiane stanno mutando il loro atteggiamento nei confronti delle imprese che chiedono dei finanziamenti, nel senso di chiedere sempre più, attraverso un Business Plan, la spiegazione di come i fondi ricevuti verrebbero investiti.
Dopo l’emergenza pandemica, che ha spinto le banche a evitare il default di molti loro clienti, si stanno esplicitando le conseguenze degli indirizzi che la European Banking Authority aveva dato agli istituti di credito, nel suo documento del 29 maggio 2020 intitolato “Relazione finale sugli orientamenti in materia di concessione e monitoraggio dei prestiti.
Vale la penna di riportare alcuni punti salienti del documento.
Al punto 143 del documento si afferma: “Nel valutare il merito creditizio del cliente, gli istitutidovrebbero porre enfasi su una stima realistica e sostenibile del reddito e del flusso di cassa futuro del cliente, e non sulla garanzia reale disponibile. La garanzia reale non dovrebbe essere di per sé un criterio dominante per l’approvazione di un finanziamento e non può di per sé giustificare l’approvazione di un contratto di prestito. La garanzia reale dovrebbe essere considerata la seconda via d’uscita dell’ente in caso di default o di deterioramento significativo del profilo di rischio e non la fonte primaria di rimborso, ad eccezione di quando il contratto di prestito prevede che il rimborso del prestito si basi sulla vendita dell’immobile dato in garanzia o sulla garanzia reale liquida fornita.
A nel punto successivo 144 si aggiunge: “Nell’effettuare la valutazione del merito creditizio, gli istituti dovrebbero:
a. analizzare la posizione finanziaria e il rischio di credito del cliente, come indicato di seguito;
b. analizzare la struttura organizzativa, il modello di business e la strategia aziendale del cliente, come indicato di seguito;
c. determinare e valutare il credit scoring o il rating interno del cliente, se del caso, in conformità alle politiche e alle procedure relative al rischio di credito;
d. considerare tutti gli impegni finanziari del cliente, come tutte le linee di credito impegnate, utilizzate e non utilizzate, con gli enti, comprese le linee di capitale circolante, le esposizioni creditizie del cliente e il suo comportamento di rimborso passato, così come altre obbligazioni derivanti da imposte o altre autorità pubbliche o fondi di previdenza sociale;
e. valutare la struttura dell’operazione, compreso il rischio di subordinazione strutturale e i relativi termini e condizioni, ad esempio le clausole restrittive, e, ove applicabile, le garanzie personali di terzi e la struttura della garanzia reale.
Una vera “rivoluzione” nell’atteggiamento delle banche, che richiederà a queste ultime un potenziamento delle loro capacità di analisi, e alle imprese uno sforzo maggiore per documentare la validità dei loro progetti attraverso un solido Business Plan, e non solo attraverso solide garanzie patrimoniali.